Inferno e paradiso
Immagine di "icheinfach" da Pixabay Un boato irruppe nell’aria, impregnandola per un attimo di ioni, e una carica elettrostatica si diffuse rapidamente, scemando in pochi istanti. Dan sbuffò e sollevò il bavero del soprabito di pelle, che la faceva sembrare un’ombra in quel che restava della via principale della città. I capelli corvini le sfioravano le spalle, ricadendo davanti il viso, coprendolo per una buona metà, lasciando in mostra solo il lato destro. La pelle chiara creava un contrasto evidente nella figura che avanzava con passo sicuro e senza alcuna fretta, incurante di calpestare i resti della distruzione ancora sparsi in giro, con una leggerezza che la rendeva silenziosa come un gatto. Sembrava non accorgersi neppure dei calcinacci e i rottami metallici, con lo sguardo freddo e tagliente puntato dritto avanti a sé, il cui colore richiamava il cielo nelle sue giornate migliori: un grigio glaciale. Non era quello il caso, dato che sopra la sua testa svetta