L'attesa

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"L'attesa del piacere è essa stessa piacere" mi ripetevo sovente davanti allo specchio, sistemando la lunga treccia bionda; un formicolio mi risaliva la schiena, freddo e infido, ma lo scacciavo con due gocce di profumo al gelsomino sul collo, a completare il mio rito scaramantico mattutino.
«Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?» cantileno stanca fissando la calce del pavimento.
Una risata isterica riecheggia tra i muri spogli e umidi della cantina, ormai non riconosco più neppure la mia voce.
Per me il piacere doveva essere l'amore e la sua attesa era una tortura, poi finalmente arrivò e mi fece sentire bellissima, desiderata: una regina.
I miei sorrisi e i miei sogni si spensero presto tra le sue mani, tra le sue di brame, che mi restituirono come reame un inferno e di me, oggi, resta solo un accozzaglia di pezzi di cuore sparsi, credo che anche della mia anima restino solo frammenti, schegge conficcate qua e la, tra gli schizzi di sangue e ciò che resta del mio corpo, gettato a marcire qui sotto.
Un giorno tornerà e finalmente scoprirò se l'attesa del piacere, sarà più appagante della vendetta, quando varcando la porta libererà lo spettro che tormenterà il resto della sua vita, fino a fare pezzi anche lui e la sua anima.
Tempo, ne ho molto ora, e anche la pazienza non mi manca più: scoprirò se anche stavolta mi sono solo illusa pregustando il piacere d'un sogno, ammesso che da morti si possa sognare, illudersi e godere.

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