Magia e Speranza

Il suo riflesso nello stagno disegnava una sagoma scura, che contrastava con quella argentea della luna, come una vecchia foto in bianco e nero, dove le nuvole erano pennellate leggere atte a spezzare la monotonia della scena. Lo scorrere del tempo era un incastro imperfetto di ingranaggi, ruote che avevano sbagliato il ritmo, aprendo così una finestra attraverso la quale poteva guardare la propria vita, accompagnata dal gracidare placido delle rane. Tese la mano verso l’acqua: le dita tremavano al ricordo di ciò che era passato e che non avrebbe più potuto avere. Sfiorò lo specchio immoto, cercando di sentire il calore del suo amore, mentre le lacrime le rigavano il viso ancora privo di rughe, seppur avesse superato il fiore degli anni, su cui erano incastonate due pietre di giada brillanti in occhi felini velati di malinconia, incorniciato da una cascata di ricci corvini.
«Un bacio in cambio di ogni tuo affanno.» le sussurrò una voce profonda e calda.
Non si mosse, non provò nemmeno a cercare con lo sguardo l’uomo: sapeva che era solo nella sua testa.
«Basterebbe quello a portarli via tutti in un solo momento.» mormorò ritraendo la mano al petto.
«Non ti devi corrucciare, non mi piacciono le lacrime.»
«Lo so, ma non riesco a dimenticare.»
«Non devi farlo, ma solo lasciarmi andare.»
«Non ci riesco.» ribatté tra i singhiozzi che le scuotevano il petto «Te ne sei andato troppo presto.»
«Non avrei voluto, amore mio, ma non ho potuto fare altrimenti.»
«Avresti dovuto lasciare che mi prendessero!»
«Non lo avrei mai permesso, se avessi fallito sarei morto comunque.»
«Credi che per me sia diverso?»
Si alzò in piedi, lasciando che la calda brezza estiva accarezzasse le sue forme nude, come fossero le mani dell’amato.
«Tu sei una creatura speciale, unica, nessuno deve farti del male.»
«Ma adesso non sei più qui a proteggermi e finiranno col trovarmi di nuovo. Lo fanno sempre, lo hanno sempre fatto con noi.»
Chinò la testa, lasciando che i capelli le nascondessero la faccia e il moto di rabbia che ne trasfigurò i tratti.
«Non glielo permetterò.»
«Non potrai farci nulla, adesso anche tu sei solo una voce, un sussurro che mi accompagna in attesa che tutto finisca.»
«Cerca un nuovo Guardiano che vegli su di te e io lo guiderò.»
«No, basta! Non lo farò un’altra volta, non ce la faccio più a farmi dilaniare il cuore. Nessuno prenderà il tuo posto.»
«Devi.»
«No!» gridò e la sua voce risuonò nel bosco come il lamento melodioso di una creatura ancestrale «Io non devo, io non voglio.»
Un sussurro che si perse nell’aria, mentre abbandonava indietro il capo, guardando le stelle.
Tutto tacque, intorno a lei e dentro di lei, in un silenzio sospeso nel tempo.
«Sei sicura?» le domandò una voce roca, come quella di una vecchia che ha visto fin troppi inverni, molti più di qualsiasi vivente.
Conosceva quella voce, esisteva da sempre e l’aveva guidata fin dalla nascita, anzi, ancor prima che prendesse forma.
«Sì.» sospirò «Ho camminato a lungo, ho conosciuto e provato tutte le emozioni degli uomini, ho riso e pianto, amato e odiato, dato la vita e la morte, ma soprattutto, ho perso tutto. Sono stanca e non voglio più essere sola.»
Le stava chiedendo di riprendersi quel corpo, di liberarla dal peso di una gabbia fatta di carne e sangue, restituendole la libertà di essere uno Spirito, così da riunirsi a tutto ciò che aveva perso. Chiuse gli occhi in attesa di una risposta, il cuore era un tamburo che le martellava nella testa, sperando la sua richiesta fosse accolta.
Un’improvvisa sensazione di calore l’avvolse, la strinse a sé in un abbraccio che la fece trasalire.
«Nessuno ti farà del male.» le sussurrò l’uomo, sfiorandole l’orecchio con le labbra.
«Non sarai più sola.» disse la vecchia «Non è tempo che la Magia abbandoni questo luogo, per cui ti faccio dono della Speranza e, insieme, darete vita al Sogno.»
Le braccia dell’uomo allentarono la presa e lei si voltò, ritrovando quegli occhi color del cielo che tanto amava, assieme a un bacio che non avrebbe più avuto fine.


Immagine justanor.deviantart.com

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